"Era povero e malato - scrive un suo antico amico, che non ha mai militato in Avanguardia nazionale ma che col Comandante ha diviso più di una battaglia di strada nei furibondi anni 70 a Roma - ma non ha mai fatto mancare il suo contributo per i camerati detenuti".

lunedì

“Non facciamoci illusioni ... 
non saremo noi a cambiare il mondo,
ma il mondo non riuscirà mai a cambiare noi”
(J. Mabire)

Stefano Delle Chiaie racconta la fondazione del nucleo primigenio, che darà poi vita all’organizzazione extraparlamentare denominata Avanguardia Nazionale:
“La scelta del 25 aprile (1960 ndr) fu voluta. Ci sentivamo ancora gli eredi di quelli che avevano perso, di quelli che erano stati traditi, così la scelta di quella data per fondare Avanguardia Nazionale Giovanile era un segno di continuità con coloro che ci avevano preceduti. Loro avevano finito di combattere il 25 aprile, noi riprendevamo le armi lo stesso giorno. All’inizio eravamo pochi”
(in: Nicola Rao, La fiamma e la celtica, Milano 2006)

Ove occorresse, un’altra testimonianza di quanto il postfascismo si sentisse continuatore e fosse “fascismo” esso stesso. Aggiungerei i ricorrenti progetti di “giustiziare” Audisio, gli schiaffi a Bottai, l’aggressione a Venezian, le mille e una contestazioni (non di rado “manesche”) , sempre e ovunque fosse possibile ai protagonisti della Resistenza. Col ’68 questo finirà….


1 Marzo 1968

E’ una giornata primaverile. A Piazza di spagna ci siamo tutti. L’ accordo è fatto : i compagni non portano né alzano bandiere rosse. Caravella non alza simboli o bandiere. Il nostro diritto a partecipare è sancito senza prevaricazioni di sorta. Anche gli slogan devono essere quelli e solo quelli : “Castro, Mao, HO Chi Min” per loro, “ Fascismo, Europa, Rivoluzione” per noi, “Che-Che-Guevara” per chi piace.
Al PCI tutto questo non piace.(1)
Gli attivisti cinesi bloccano chi tenta slogan provocatori, Caravella fa altrettanto. Sandro Saccucci futuro deputato, viene zittito pesantemente da un camerata quando, preso da improvviso “raptus” grida : morte ai rossi”.
Gli attivisti del PCI, guidati dal responsabile della federazione romana Trivelli, cercano di dirottare il corteo, di oltre quattromila persone, verso il centro. Li seguiranno in pochi : è la crisi, dopo poco la Federazione Giovanile Comunista sarà costretta a sciogliersi per infiltrare tutti i suoi rimanenti quadri nel Movimento Studentesco e tentare di monopolizzarlo.
Il grosso del corteo giunge a Valle Giulia, la polizia, che presidia la facoltà, carica. Questa volta gli studenti non fuggono. Dà loro entusiasmo la forza attivistica della Caravella. Sandro un camerata dei Castelli, oggi funzionario in un ente di stato, viene ferito ad un occhio da un sasso lanciato dai poliziotti. Lo soccorre una compagna : tra i due, poi, nascerà una storia d’amore.
I giovani entusiasti perché la polizia è fuggita, entrano nelle facoltà; è un errore che la Caravella non commette.
I rinforzi di celere e carabinieri schiacceranno e picchieranno selvaggiamente questi giovani, mentre tutto intorno a Valle Giulia proseguono sconti cruenti, dove i giovani fascisti si distinguono per la loro generosità. Anche le donne dei “cinesi” si buttano nella mischia con coraggio spronando a gran voce i propri compagni a non restare indietro.
Molti episodi meriterebbero di essere ricordati.

Il camerata Tizio che picchia contemporaneamente un carabiniere ed un compagno che voleva impedirglielo: il camerata Caio che ferma un gruppo urlante di giovani scatenati per consentire a due carabinieri giovanissimi, con le mani alzate, tremanti ed impauriti, di ritirarsi senza danni; altri camerati che a mani nude, afferrano i fumogeni lanciati dalla polizia e li rilanciano a braccia. La celere tenta a più riprese attacchi con tutti i suoi mezzi: ma la natura dei luoghi e la compattezza giovanile riescono ad avere la meglio ed a respingere i vari tentativi.
E’ una giornata d’ autentica battaglia e di vittoria per le nostre tesi: non limitarsi a rivendicazioni “sindacali” nell’ Università, ma uscire dall’ Università per contestare il sistema. Sarà questa scelta a meritarci il titolo di “provocatori”.
Il periodico di sinistra “Quindici”, qualche tempo dopo, pubblicherà un poster gigante che sarà sui muri delle stanze della maggioranza dei giovani del 68 : il suo titolo è “La Battaglia di Valle Giulia”
I volti che vi si riconoscono sono volti noti: sono i giovani della Caravella : Adriano Tilgher, Antonio Fiore, Guido Paglia, Stefano delle Chiaie, Mario Merlino, Maurizio Giorgi, Pierfranco Di Giovanni, Roberto Paolotto, Roberto Raschetti, Domenico Pilolli…..
A chiusura della cronaca di quella giornata e giusto rileggere le dichiarazioni dell’ epoca di due giovani della Caravella, tratte dall’ Orologio del 15/03/1968: “ In un primo momento ci facevamo sotto solo noi. I comunisti se ne stavano sulle gradinate a gridare : “polizia fascista”. Noi gli gridavamo vigliacchi, fatevi sotto! Borghesi!. Allora i cinesi hanno cominciato a muoversi. Poi anche i comunisti hanno presso qualche manganellata e così hanno perso la testa. Me lo immagino il loro stato d’ animo. Si facevano sotto per puntiglio, per non rimanere dietro a noi. Una pena indescrivibile. A ripensarci mi viene da ridere. Ci facemmo sotto insieme ai comunisti, ma loro gridavano “polizia fascista!” noi cantavamo “all’ armi!”. Nei m omenti di tregua allungavo qualche sveglia a quelli che stavano a gridare : “polizia fascista”.

(1)Scrive l’ Orologio del 15/03/1968 a pag. 8 “ alle Botteghe Oscure regnava una costernazione non minore. I dirigenti della federazione giovanile venivano duramente rimproverati da Paietta e Valori per “essersi lasciati strumentalizzare dai fascisti”…..Due giorni dopo infatti, i comunisti inscenarono una dimostrazione nella stessa Valle Giulia. Nel corso di tale manifestazione si deploravano gli incidenti del venerdì che venivano attribuiti ai “picchiatori fascisti”.
DAL LIBRO “A VALLE GIULIA”
Pag. 15-16-17
EDIZIONI PUBLICONDOR

TONINO FIORE RITRATTO A CAVALLO DI UN CARRO ARMATO GRECO

Numero unico di Avanguardia Rivoluzionaria di Bari, agosto '68
-sotto, articolo di Tonino Fiore

Nostalgia canaglia
Scorrendo la home, incappo in qualche post che ricorda l'anniversario della morte di Tonino Fiore...indubbiamente "un personaggio" e protagonista (fu anche "capo militare" di Avanguardia per un certo periodo) del neofascismo che fu. Io lo conobbi a Bari, prima che il suo trasferimento a Roma (dove lavorò a Cinecittà) desse una svolta anche al suo percorso attivistico.
"Recupero" un vecchio pezzo che gli dedicai tempo fa
IL PENNELLO, LA SCALA E IL SECCHIO.....
Quando vado a Bari, faccio sempre una capatina nelle due grandi librerie cittadine, alla ricerca di qualche testo di storia locale, di quelli che non entrano nel circuito della grande distribuzione e a Roma non arrivano
Stavolta ho preso quello che vedete nella foto nr 1: l’argomento è di mio interesse, ma mi ha attratto soprattutto il nome dell’autore, Mauro Scionti. Dovrebbe essere (e una rapida ricerca in rete me lo ha confermato, almeno anagraficamente) il figlio del defunto parlamentare comunista Renato, che, studente universitario a Bari, fu (involontario) protagonista di un episodio “divertente”. Lo raccontai, un po’ di anni fa, ai miei esordi su FB, nell’ambito di una breve autobiografia politica e piacque a Merlino che lo citò nell’introduzione al suo “Ai confini del nero”. Questo perché l’altro protagonista fu Tonino Fiore (sul quale non spenderò molte parole, perchè lo do per conosciuto alla gran parte dei miei lettori; cmq lo vedete nella foto nr 2...non sono riuscito a trovare di meglio in rete), destinato a diventare esponente di rilievo di Avanguardia nazionale, ma all’epoca attivista missino nel capoluogo pugliese. Dunque, una notte (siamo al ’66-‘67, periodo abbastanza “tranquillo”, quindi, rispetto a ciò che poi verrà) Fiore se ne va solo soletto (era fatto anche così) a “fare affissione” nei pressi dell’Università. Tutto intento alla sua opera, non si avvede di una macchina che passa, fa retromarcia e si accosta al marciapiede. Ne scendono quattro giovanotti della cellula universitaria del PCI, tra i quali i due figli dell’on Scionti appunto. Conoscono Tonino (e ce lo invidiano, perché lumpen proletaria tra noi fascisti, mentre loro sono tutti figli di papà), e uno gli fa, minaccioso: “Fiore, posa tutto e vai via, ché stavolta forse non ti facciamo niente. Noi siamo quattro e tu sei solo”. Al che, con quella glaciale freddezza che precedeva i temporali, e di cui era maestro, il nostro ribatte: “Vi sbagliate, siamo in quattro anche noi: il pennello (e dà un’ energica spazzolata di colla sulla faccia di uno), la scala (e la infila con violenza sul capo di un altro), il secchio (e qui una botta su naso e occhiali del terzo, che lo lascia tramortito a terra), e io (e non succede niente, perché l’ultimo si dà a precipitosa, prudente fuga)”. L’episodio è certamente vero....forse io ho un po’ “romanzato” qualche dettaglio, ma sta di fatto che se parlò per mesi, nel nostro ambiente e in tutta l’Università. I giovani comunisti si inventarono una “aggressione fascista”, ma non poterono negare di averle buscate.

Tratto dalla pagina facebook di Giacinto Reale

DISEGNO DI ROMOLO BALDONI


APRILE 1967 ROMA
 UNIVERSITA' "SAPIENZA" VIALE REGINA MARGHERITA
IN PRIMA FILA FLAVIO CAMPO

Sfogliando un libro che ha ormai una decina d’anni, trovo questo, e mi sembra “giusto” metterlo nel gruppo. L’azione si svolge all’Università di Roma, nelle giornate immediatamente successive alla morte di Paolo Rossi (anche la foto credo sia di quei giorni):
“Saremo diventati una trentina o poco più….Abbiamo cominciato a dire: “Forziamo ed entriamo dentro”. Ci si è avvicinato uno basso. Era più anziano di noi, avrà avuto una trentina di anni. Ha fatto: “Dove volete andare ?”…..Aveva una voce profonda, e si vedeva che ci capiva. E’ uscito fuori che era Stefano Delle Chiaie, il fondatore di Avanguardia Nazionale, e io manca poco e mi emoziono. Però mi aveva preso in simpatia e abbiamo chiacchierato per un’oretta. Mi ha spiegato più cose lui sul Corporativismo e sulla natura sociale del fascismo, che due anni di Federale….

Poi c’è stata qualche spinta e quelli (i poliziotti ndr) mi hanno preso e portato via, nel posto di guardia che avevano di fronte alla portineria….Ci hanno portato a San Vitale, la Questura centrale. Non avevamo fatto niente, ma loro, alla sera, hanno potuto dire che avevano fermato una trentina di facinorosi al comando di Delle Chiaie….

Delle Chiaie sudava, ma non s’era mai tolto la giacca, se l’è tolta solo a sera, quando ha cominciato a fare fresco. E parlava, parlava, con quella voce suadente e i ragionamenti stringati. Era uno che si metteva anche nei panni degli altri. Affrontava un argomento e lo guardava da ogni prospettiva…..
Anni dopo lo hanno incriminato per le bombe di piazza Fontana, quelle sui treni, il tentativo di colpo di Stato di Borghese….Che debbo dire ? Io adesso non lo so quel che davvero ha fatto, ma per quello che l’ho conosciuto io all’epoca, Stefano Delle Chiaie mi era sembrato una persona squisita”
(Antonio Pennacchi, il fasciocomunista, Milano 2003)

Roma 1968
Almirante viene aggredito da alcuni studenti all’Università La Sapienza

Roma 1 marzo 1968
"battaglia di Valle Giulia"

Educatore di generazioni di combattenti
Perchè Tonino seppe addestrare i militanti di Avanguardia e, successivamente, quelli che lo cercavano, magari per guadagnare qualche lira come comparse. E li addestrava, simile a monaco Zen, con gesti e parole capaci di liberarli dalla logica borghese e conformista. Imprevedibile. Da vent’anni combatteva, solitario, con il male che lo devastava dentro e che ti consente solo di sforzarti a ben vivere quanto ti rimane e di saper ben morire. Entrambi modi di cui Tonino è stato fedele testimone di se stesso. Un ricordo personale: un ricordo di tutti e per tutti. Valle giulia, 1 marzo ’68, nella foto divenuta ormai storica egli è di profilo, con un bastone, forse l’asse di una panchina, a pochi passi da me. In quei giorni eravamo un tandem affiatato, il guerriero e il filosofo, come amava ripetere.
E ancora: immortalato nel saluto romano sulla scalinata di Legge, 197O credo, circondato da guardie in borghese e in divisa. Con una giacca a quadretti che mia madre gli aveva regalato e per vincere la sua ritrosia: « Tanto a Mario non serve» (ero già a Regina Coeli). I compagni lo definirono « un sottoproletario» nell’accezione dispregiativa mediata da Marx. Era, invece, una questione di stile. E tanto basta.
Nella mente e nel cuore il nostro Presente.

Mario


Antonio Fiore, conosciuto meglio come Tonino, è stato uno dei capi storici e militari di Avanguardia Nazionale. “Il comandante Antony Flower”, come egli stesso si definiva, è stato il responsabile dell’addestramento dei giovani militanti, un capo severo tra le organizzazioni politiche extraparlamentari degli anni 1960 e 1970. Titolo questo, tramandato doverosamente a Peppe Dimitri che fu, tra i tanti giovani, nella sua scuola. Mercoledì mattina, 7 luglio 2010, Antonio Fiore è morto nella sua amata Bari, distrutto, da oltre vent’anni, da un male incurabile. Commovente il ricordo, pubblicando una lettera, di Mario Merlino, che per un periodo hanno costituito una coppia tradizionale orientale, il bramino e il guerriero. Nonostante il nome di Antonio Fiore fosse rispettato dalle nuove generazioni militanti, ai funerali hanno partecipato solo i vecchi camerati di tante avventure. A lanciare il “Presente”, Bruno Di Luia, più defilato, Stefano Delle Chiaie e il leader del movimento a Mola di Bari, Nardulli. Quindi, del tutto assente coloro che si sono affacciati alla politica nella seconda repubblica.

1 Marzo 1968- Roma, Battaglia di Valle Giulia, nelle prime file militanti di Avanguardia Nazionale . "Nella foto si riconoscono diversi militanti della Caravella tra cui tre dei dieci consiglieri dell'Orur (Adriano Tilgher, Mario Merlino e Pierfrancesco Di Giovanni) e poi Antonio Fiore, Guido Paglia, Stefano Delle Chiaie, Maurizio Giorgi, Roberto Palotto, Roberto Raschetti, Domenico Pilloli, Saverio Ghiacci"



Tonino Fiore ci ha lasciati il 7 luglio 2010.

Ero all'estero e ne sono venuto a conoscenza solo l'indomani.

Ho preferito lasciare che qui lo ricordasse chi lo conobbe bene e molto prima di me, chi gli fu saldamente unito e continuò a frequentarlo in seguito: Mario Merlino.

Io, parlando di lui, mi sarei irrimediabilmente perduto nel ricordo della mia adolescenza, visto che sono passati almeno trentotto anni dall'ultima volta che l'ho incontrato.

Colgo l'occasione del trigesimo della sua dipartita per dedicargli un ricordo che suoni meno stonato di quanto lo sarebbe stato allora.
Lo conobbi quando, diciassettenne, avevo deciso di fare il salto di qualità e di “arruolarmi” in Avanguardia Nazionale. Lì mi dissero subito che non sarebbe stata tollerata alcun'approssimazione, che non si era missini. Lì m'insegnarono la disciplina; anche con i metodi più rozzi, come darti l'appuntamento a un'ora precisa e lasciarti attendere, magari in piedi, per un'ora o più, per vedere se poi avresti protestato, obiettato e, soprattutto, se saresti ritornato.

Chi sostenga che questa non è una formazione politica, perché non si parla di contenuti, di progetti, di organizzazione, non ha capito nulla. E' questa la formazione delle formazioni e il vero dramma della destra neofascista, poi divenuta terminale, è di non averla mai conosciuta. 

Roba da soldataglia, dirà qualcuno. Gli consiglio di rileggersi i racconti Zen e, forse, capirà qualcosa del valore inestimabile di certe attese giudicate sciocche e inutili.

A controllare la formazione c'era un sergente di ferro, che sembrava uscito, in anticipo, da “I quattro dell'oca selvaggia”. Burbero, inflessibile ma ironico e sostanzialmente affabile, Tonino Fiore era l'istruttore, temuto e rispettato. 

Se sgarravi giù flessioni e colpi allo stomaco.
Un'altra pratica che, purtroppo, è passata in disuso; e se ne sono visti gli effetti.

Tonino Fiore era un uomo tutto d'un pezzo, ed amava la franchezza.

L'ordine di scuderia in quel tempo era di non mischiarsi con i missini; però erano in corso le elezioni amministrative e un po' ovunque ci si scontrava intorno ai comizi del Msi con gli assalitori rossi. Te le potevi perdere occasioni così? Sicché, disciplinatamente, disubbidii.

Qualcuno mi vide, rammento che era un comizio di Gionfrida a piazza Bologna, e lo raccontò al sergente di ferro. Questi mi convocò in presenza del mio accusatore e mi domandò se fosse vero che mi ero recato al comizio di piazza Bologna. Gli risposi di sì e che non era l'unico comizio al quale ero andato, gli dissi che ritenevo mio dovere e piacere essere presente quando c'era situazione di pericolo e gli elencai, uno ad uno, tutti i comizi a cui mi ero presentato.

Per punizione mi disse: bravo! E mi regalò una smorfia che sapeva di sorriso.

Con quel cenno e quella sola parola mi disse in sostanza che avevo saputo andare all'essenza: ero disciplinato, ma sapevo anche essere ribelle in nome di richiami superiori. Quello che, seppi poi, i tedeschi durante il Terzo Reich provavano a insegnare non solo ai giovani ma anche ai bambini delle elementari.
Continuai a frequentare AN, l'originale non quella finiota, nella sede di via dell'Arco della Ciambella fino alla fine dell'estate del 1971; contribuì a stilare il documento di Avanguardia per le scuole e, infine, passata la prova, venni accolto a pieno titolo. Ne fui orgoglioso ma preferii uscirne perché, sostenni allora, e tuttora credo che avessi ragione, che l'azione prevista non era veramente politica, mentre io intendevo farla a tempo pieno e ovunque.

Da allora non ho più rivisto Tonino Fiore.

Ho avuto sue notizie da Francesco Mangiameli, il mio camerata che sarebbe poi stato assassinato da insensati ineffabili, che lo incontrò per caso per le vie di Roma.

“Quelli di Terza Posizione – gli disse Tonino Fiore – mi piacciono: posseggono qualcosa della mia tempra”.

Finora è il miglior complimento che abbiamo ricevuto.

Addio comandante, forse c'incontreremo nel Walhalla,  ammesso che io possa raggiungerlo.

Come avevo premesso, e ne chiedo venia ai lettori, ho finito col ricordare la mia adolescenza e non sono riuscito a parlare di Tonino Fiore, a ricordarlo com'era.

Ma è andata proprio così? O invece senza averlo neppur voluto, è emersa l'essenza, la personalità, forte e silente, del grande istruttore?

Scritto da Gabriele Adinolfi

1970 - Roma - Facoltà di giurisprudenza
Si riconoscono Andrea Mieville, Giovanni Lella,Tonino Fiore, Guido Paglia, Giangi Indri, Marco Marchetti, Francesco Mancini, Gianni Williams, Enzo Casale, Gregorio di Serego, Juan Kusterman, Sandro Pisano.

LA STAMPA 25 GENNAIO 1972

Roma 16 marzo 1968 la testimonianza di Delle Chiaie
 “Per il 16 marzo fu indetta nell’Università una manifestazione antifascista, autorizzata dal Rettore D’Avack, e si annunciavano arrivi da tutta Italia. Era un’evidente provocazione allestita per provocare disordini. La sera prima incontrai alcuni dirigenti del Movimento romano. Era necessario impedire qualsiasi incidente che vanificasse il cammino intrapreso insieme. Giungemmo all’accordo che avremmo impedito qualsiasi scontro, e che Cesare Perri, nel frattempo succeduto a Coltellacci, intervenisse all’assemblea di Lettere per illustrare la posizione assunta dalla Caravella. Al termine dell’assemblea, un corteo comune si sarebbe diretto a Montecitorio. Nella notte arrivò però una brutta notizia: Michelini aveva deciso l’intervento. A guidarlo sarebbe stato Cesare Mantovani con Giulio Caradonna...
...Ordinammo a tutti i nostri militanti di prendere posizione sulla scalinata del rettorato che divide Legge da Lettere alle sei del mattino. In questo modo avremmo dimostrato plasticamente il nostro dissenso con i missini. Alle nove incontrai Mantovani e Caradonna che mi ribadirono il loro proposito di non provocare disordini. Poco dopo, invece, i missini, effettuata una breve sosta nella facoltà di Legge, si diressero vero Lettere al grido di “Italia Italia” Fermai Perri, che si stava dirigendo verso Lettere per partecipare all’assemblea, e ci attestammo, come stabilito sulla scalinata del Rettorato”
(Stefano delle Chiaie -con Griner e Berlenghini- L’aquila e il condor, Sperling 2012)

da “Lotta partigiana” aprile 1971

LA BARA DI TONINO FIORE 
AVVOLTA NELLA BANDIERA ITALIANA CON LA RUNA DI ODAL
IL SIMBOLO DI AVANGUARDIA NAZIONALE



Avanguardia Nazionale

Avanguardia Nazionale è stata un'organizzazione politica di estrema destra nazional-rivoluzionaria italiana, fondata il 25 aprile 1960 da Stefano Delle Chiaie.
I Gruppi Armati Rivoluzionari

Stefano Delle Chiaie abbandonò il Movimento Sociale Italiano nel 1956 e insieme ad altri fuoriusciti aderì al Centro Studi Ordine Nuovo di Pino Rauti. In seno al movimento, in polemica con i dirigenti, fondò nel 1958 i Gruppi Armati Rivoluzionari (GAR), che, malgrado il nome, non disponevano di nessun tipo di arma e non svolsero nessuna attività militare, si proclamandosi invece a favore di uno scontro frontale con il sistema democratico, conducendo una campagna per l'astensionismo di massa. Divenendo il primo movimento politico ad incitare gli elettori a votare scheda bianca, provocando un certo disorientamento in quei settori dell'opinione pubblica che riuscirono a raggiungere: infatti, non era ancora chiaro se tale atteggiamento fosse legale o meno.

Il movimento, pur rimanendo formalmente interno al movimento di Pino Rauti, ne contestava la posizione assunta in occasione delle elezioni politiche di quell'anno, che consisteva nella decisione di non partecipare in alcun modo alla competizione, in un atteggiamento di sdegnoso rifiuto della democrazia di stampo puramente evoliano.[senza fonte]Stefano Delle Chiaie e altri dirigenti 
furono denunciati alle forze dell'ordine, denuncia che fu fatta decadere in quanto nessuno sapeva bene quale comportamento assumere in un simile caso, né quale preciso capo d'imputazione fosse loro addebitabile.
Circa due anni dopo, nel 1959, avvenne il distacco definitivo dal Centro Studi Ordine Nuovo, in polemica con Rauti che non voleva impostare il Centro Studi come un movimento politico. I GAR cambiarono denominazione in 
"Avanguardia Nazionale Giovanile"
Il 25 aprile 1964, in occasione dell'Anniversario della liberazione, i militanti di Avanguardia Nazionale, al grido "Il 25 aprile è nata una puttana" assaltarono la casa dello studente di Roma provocando due feriti
Nel 1965 Avanguardia Nazionale Giovanile, sotto pressione per le indagini e le perquisizioni di polizia, decise di autosciogliersi e gli aderenti, pur non rompendo i collegamenti tra loro, parteciparono sotto altre sigle all'esperienza politica della destra radicale non dissimilmente da quanto faceva il Centro Studi Ordine Nuovo.
Il 1 marzo 1968, nell'ambito delle prime manifestazioni studentesche a Roma, Delle Chiaie si trovò nel corteo studentesco alla guida del gruppo romano della disciolta Avanguardia Nazionale, assieme al FUAN-Caravella e a Primula Goliardica. Giunto il corteo a Valle Giulia si trovò la strada sbarrata da un cordone di polizia. La situazione rapidamente degenerò e Delle Chiaie guidò l'attacco contro la polizia che diede il via agli scontri noti come la Battaglia di Valle Giulia.. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI. Famoso ancora oggi, il poster edito da Feltrinelli sui primi scontri avvenuti davanti alla Facoltà di architettura e legge, in cui le prime file sono costituite da militanti di Avanguardia Nazionale, ancora non ufficialmente ricostituita. Riconoscibili in prima fila, Stefano Delle Chiaie, i fratelli Di Luia e Mario Merlino con molti altri aderenti e militanti alla Primula Goliardica, organizzazione universitaria di allora.
Nel 1970 lo stesso Delle Chiaie decise di espatriare all'estero trasferendosi in Spagna. Il lungo iter giudiziario conclusosi nel 1987 appurò poi l'estraneità ai fatti di Avanguardia Nazionale e di Merlino. 


Avanguardia Nazionale Giovanile fu ricostituita nel 1970, inizialmente sotto la guida di Sandro Pisano, poi di Adriano Tilgher, in concomitanza con il processo di parziale riassorbimento di Ordine Nuovo nel MSI ma assunse la nuova denominazione di "Avanguardia Nazionale". Stefano Delle Chiaie fu accusato di aver preso parte al tentato golpe Borghese del 1970, dove secondo prese parte al fallito golpe Borghese e Delle Chiaie, secondo Athos De Luca, membro della commissione stragi, nella notte del 7 dicembre 1970 comandò l'unità composta da militanti di Avanguardia Nazionale penetrata all'interno del Ministero dell'Interno. Chiamato in giudizio, dimostrò di trovarsi all'estero in quei giorni, precisamente a Barcellona. Secondo Adriano Tilgher quel giorno alcuni nuclei di avanguardisti erano riusciti a penetrare nel Viminale e rimasti nascosti nei bagni avevano atteso la chiusura degli uffici. A quel punto avevano aperto le porte e avevano fatto penetrare all'interno un nucleo più consistente giunto dal Quadraro che era stato rifornito con MAB 38. Ma a quel punto un contrordine fece fallire l'operazione.
Tra il 1970 e il 1971 molti militanti di Avanguardia Nazionale presero parte ai Moti di Reggio
Il 5 giugno 1976 il tribunale di Roma condannò gran parte dei dirigenti e degli attivisti di Avanguardia Nazionale per ricostituzione del disciolto partito fascista. Adriano Tilgher in tribunale tentò di scagionare gli attivisti argomentando che la maggior parte delle sezioni di AN erano chiuse da più di un anno e che gli unici militanti ancora attivi erano lui stesso, Delle Chiaie, Cesare Perri e Stefano Migrone[23] Dei sessantaquattro indagati trentuno furono condannati a pene inferiori a quelle richieste dal Pubblico Ministero e gli altri assolti. Quasi tutti furono immediatamente scarcerati.
Il 7 giugno 1976 Tilgher, dopo aver convocato una conferenza stampa, sciolse il movimento anticipando la decisione del Ministero dell'Interno che pose Avanguardia Nazionale fuori legge il giorno seguente.


Tonino uno di noi

La storia di uomini che seppero essere d’animo grande. Esempi. Una eredità di sangue, una eredità di spirito. Era il raccontare la storia a tavola, a noi bimbetti, di mio padre. E, sebbene non fui all’altezza – "spirito anticonformista per eccellenza, antiborghese sempre, irriverente per vocazione", come s’espresse Robert Brasillach guardando la gioventù in camicia nera degli anni Trenta – ritrovai sovente dietro la cattedra l’accento giusto e in piazza m’accompagnai a un tipo umano che di questo ideale se ne faceva vanto. Oggi vi racconto – una striminzita modesta paginetta, lo so, ma sincera – di chi, poeta senza versi e guerriero senza spada, ha rappresentato – uno fra tanti – ciò che era ed è, appunto l’appartenere ad altra razza. Nonostante se ne sia andato ormai da anni, sono certo, in quello spazio di cielo, riservato a santi martiri ed eroi, mi manca il suo spiritaccio icastico e guascone, come so manca a mio figlio, che gli fu scudiero nell’apprendistato alla vita. Non occorre, va da sé, essere e dolicocefali e alti e biondi e di carnagione chiara e d’azzurro il colore degli occhi. D’altro animus, se preferite… Non alto, scuro, i tratti marcati, spigoloso nel fisico, gli occhi spiritati, il sorriso volto al ghigno. "Noi i belli della Rivoluzione!", soleva ripetere e mi rendeva partecipe, bontà sua!, di questa sua estetica, rifiutata da ogni libro di storia dell’arte. Del resto con i capelli lunghi incolti e una barbetta ispida e rada e gli occhiali dalla montatura pesante e tutto ossa e niente ciccia, cosa potevo pretendere? Potrei raccontare del cameratismo, dell’amicizia, del cappuccino al Penny bar, del sacco a pelo nella facoltà di Legge occupata, della foto resa celebre di quel 1 marzo del ’68 a Valle Giulia in cui siamo fianco a fianco, la spranga in mano, e di quell’altra foto sulla scalinata di Giurisprudenza mentre fa il saluto romano, indossando la giacca grigia a quadretti di buona stoffa che mia madre gli aveva donato sussurrando "Tanto a Mario non serve a Regina Coeli…"Tante le immagini, i ricordi, la memoria condivisa. Ognuno un frammento di quella storia del cuore, delle emozioni che si fanno scavo profondo ove gettare le sementa dell’Idea che non s’arrende… Un solo nitido ricordo – sembra una sorta di "leggenda metropolitana" - riportata autentica – e tutta tondo ci sta con il personaggio -, primi anni ’60: "le scorribande notturne nella città dormiente erano un must, oggetto anche di narrazioni affidate alla tradizione orale. Si raccontava di quando Tonino, impegnato solo soletto (lui era fatto così) a tappezzare le vie del centro, si imbattè in un gruppetto di compagni (fra i quali i due figli del senatore comunista Scionti) che gli intimarono minacciosi: "Sei solo e noi siamo in sei; molla tutto se non vuoi buscarle!", al che Tonino rispose, flemmatico: "Non sono solo. Siamo in quattro: io, il secchio, il pennello e la scala…", e così detto infilò il secchio sulla testa di uno, "spennellò" di colla un altro, "infilzò" con la scala un terzo e assestò un paio di ceffoni al quarto. Degli altri due… non ci sono pervenute notizie nel buio della notte". Tonino, uno di noi.

Adriano Tilgher





Nel 1970 Stefano Delle Chiaie ripara in Spagna.  Ed è proprio in questo contesto che si ebbe il primo esperimento radiofonico di matrice nazional rivoluzionaria. In quel periodo Avanguardia Nazionale era sottoposta continuamente ad accuse pesantissime, alimentate dai media di regime. Malgrado la situazione fosse oltremodo difficile, era in atto un tentativo di unificazione tra A.N. e Ordine Nuovo su iniziativa di Stefano Delle Chiaie.  Tra i principali attori di questo progetto politico troviamo anche per la parte ordinovista: Lello Graziani e Paolo Signorelli. C'era però la necessità di rispondere alle tante accuse utilizzando un mezzo di informazione estremamente semplice quanto efficace.  Prendendo spunto da una radio spagnola che trasmetteva all'estero in più lingue, per contrastare la propaganda contraria al regime di Franco,  Delle Chiaie chiese alle autorità spagnole di poter utilizzare uno strumento identico per controbattere l'azione di disinformazione rivolta contro A.N. trasmettendo bollettini in italiano dalla Spagna. Come rammenta lo stesso Delle Chiaie, nel suo libro L'Aquila e il Condor, non fu così automatico ottenere tale concessione, perché gli spagnoli avevano il timore di inasprire ulteriormente i rapporti con l'Italia. Fu necessario quindi stabilire modalità e limiti da applicare al programma radio, per poter usufruire dell'autorizzazione. In una recente intervista, ho chiesto a Stefano Delle Chiaie quante emittenti oltre quella spagnola avesse in dotazione Avanguardia. La sua risposta è stata che: "Avanguardia Nazionale, non disponeva di altre radio. L'unica emittente utilizzata fu quella che ci concesse l'autorità spagnola. Trasmettevamo in Italia per un'ora al giorno ed il gruppo redazionale era composto da cinque camerati latitanti italiani. Avevo affidato la direzione della redazione ad Elio Massagrande di Ordine Nuovo. Lo avevo fatto perché ero impegnato nel tentativo di unificare A.N. e O.N. quindi questo incarico era a sostegno della mia iniziativa". Massagrande concordava con il leader di A.N. i testi da utilizzare alla radio che, come sostiene Delle Chiaie ebbe una duplice funzione:" Da un lato serviva per rispondere alle accuse che in quel momento venivano riversate su A.N. . Era inoltre un mezzo per commentare,  secondo la nostra ottica, la situazione politica italiana". Era necessario perciò avere fonti certe e notizie sicure:"Era la redazione che raccoglieva le notizie ed elaborava i servizi. Le notizie ci provenivano dai nostri camerati in Italia, oltre che da contatti con giornalisti operativi all'estero". La radio di Avanguardia Nazionale aveva una redazione molto snella seppur efficace: "Era composta dalle suddette cinque persone e contava esclusivamente sulla strumentazione fornita dalla radio spagnola. Questo esperimento precorse i tempi, anche perciò che concerne il percorso e la successiva evoluzione delle radio alternative. Delle Chiaie non usa mezzi termini anche riguardo al MSI:"all'epoca non vi erano radio alternative nel nostro settore ed il "muro" della falsa informazione era compatto da destra a sinistra". A quel tempo chiosa Delle Chiaie di "alternative vi erano solo le accuse riversate su di noi e le nostre riflessioni, erano mirate a concretizzare l'informazione che dovevamo opporre alla controinformazione di regime". Da un punto di vista pratico, i bollettini dalla Spagna  incontrarono non poche difficoltà di ricezione in Italia, dovute alla lunghezza d'onda utilizzata. Non sempre fu facile raggiungere tutti.  Resta il fatto puramente politico. Il tentativo di A.N. di bucare il muro della informazione faziosa e di regime, aggirando il monopolio Rai, fu senza dubbio,  almeno per quanto riguarda l'Italia, il  primo relativo all'area nazional rivoluzionaria.
Alessandro Alberti

CORRIERE DELLA SERA 8 GIUGNO 1976



opuscolo di 96 pagine dedicato a Benvenuto Dominici 
ventenne responsabile di A.N. di Reggio Calabria, morto assassinato



MILANO NOVEMBRE 1972
volantino per la morte di Ezra Pound


VOLANTINO DELLA "NUOVA CARAVALLA" ROMANA
PORTATO A BARI DA TONINO FIORE
CON IN SOVRAIMPRESSIONE LA SRITTA "AVANGUARDIA RIVOLUZIONARIA" BARI











BARI 1968
 Avanguardia Rivoluzionaria 
(filiazione dovuta a Tonino Fiore di quella Nazionale)





LUGLIO 1971
IL PRIMO NUMERO DEL GIORNALE AVANGUARDIA


ROMA 1963 MANIFESTAZIONE DI AVANGUARDIA NAZIONALE










FELICE ZERBI 
LOTTA CONTINUA  GIUGNO 23 - 1975


Roma - Novembre 1976


Trasferimento da Piazzale Clodio a Rebibbia di oltre un centinaio di militanti di Avanguardia Nazionale, tra loro   Adriano Tilgher, Bruno Di Luia, Tonino Gatto, Tonino Fiore, Liborio Trigona, cantando  l’ inno di Avanguardia e con passo cadenzato, che superava le sirene delle decine di auto dei carabinieri!





La rivolta di Reggio Calabria è stata l’ultima rivolta del Sud, l’ultima ribellione popolare e populista contro lo Stato, ed è stata l’ultima rivolta di popolo capeggiata dalla destra, una destra rivoluzionaria, nazionalpopolare e sindacalista che agiva ai bordi dell’Msi, della Cisnal e lambiva in modo trasversale le altre forze politiche.
Dopo questa rivolta il Sud ha smesso di ribellarsi a livello popolare, ha preferito nascondersi nei propri comodi – nel clientelismo e nel malgoverno – e consegnarsi in alcune zone alla malavita organizzata.

Quel “Boia chi molla” è stato l’ultimo grido del Sud prima di precipitare nell’abisso dal quale non è più riuscito a venir fuori.





QUARTIERE SBARRE  anni 70

OTTOBRE 1971
il secondo e ultimo numero di avanguardia









I FUNERALI DI CARMINE JACONIS 
UCCISO DALLA POLIZIA DURANTE I MOTTI DI REGGIO CALABRIA

OTTOBRE 1975 REGGIO CALABRIA


OTTOBRE 1975 -  REGGIO CALABRIA
Manifesto affisso dopo la manifestazione di AVANGUARDIA NAZIONALE a Reggio Calabria in solidatietà con il popolo spagnolo  - Dopo poco più di un mese 63 fra dirigenti e militanti di Avanguardia furono arrestati, processati per direttissima e condannati dopo 6 mesi di processo, da detenuti, per ricostituzione del Partito Fascista




MANIFESTO PER IL FUNERALE DEL COMANDANTE BORGHESE

 IL FERETRO DEL COMANDANTE BORGHESE
CON LA BANDIERA DI AVANGUARDIA NAZIONALE

FEBBRAIO 1972 MANIFESTO CHE ANNUNCIA
LA MANIFESTAZIONE ALL' ADRIANO PER LA 
SCARCERAZIONE DEGLI IMPUTATI PER IL GOLPE BORGHESE

LOTTA CONTINUA - 2 GIUGNO 1974

il messaggio di commiato di Stefano Delle Chiaie
 letto al Campo della Memoria sabato 14 dicembre 2019 
in occasione della posa di una targa in suo ricordo